di Senesi Natanaele e Strano Leonardo
Come spesso succede, le costruzioni architettoniche reagiscono ai cambiamenti storici. È un riflesso quasi pavloviano che concerne l’uomo e la sua volontà di conformarsi al territorio a seconda del momento storico in cui vive. È il caso del Teatro Arciducale o Ferdinandeo e del Palazzo del Fascio. Il teatro Arciducale fu costruito alla fine del ‘700 su progetto di Giuseppe Piermarini, interamente in legno, nel 1802 fu avvolto dalle fiamme a causa di un incendio per poi essere ricostruito nel 1810 da Carlo Amati come Teatro Sociale. La costruzione e realizzazione della nuova struttura venne affidata al monzese Francesco Fossati. Quest’ultimo incaricò gli artisti Gaetano Vaccani e Giorgio Fuentes di occuparsi della parte pittorica; i dipinti della volta però sono opera del Monticelli. Dal punto di vista strutturale il palazzo era costituito da tre piani, di cui il primo completamente occupato da un grande sala dove si tenevano le rappresentazioni, mentre gli altri due occupati da 68 palchi riservati agli spettatori per assistere agli spettacoli. In seguito fu demolito per far spazio alla Casa del Fascio (attualmente l’edificio è occupato dall’Agenzia delle Entrate).
Il fascismo prese potere anche a Monza, pur avendo avuto delle difficoltà a conquistarne l’apparato civico, vista la forte opposizione dei socialisti e dei cattolici. E’ probabile che un’alleanza più solida e coesa avrebbe impossibilitato la forza centrifuga di cui era partecipe il movimento comandato da Mussolini, almeno nella località monzese. In ogni caso nel 1920 il teatro fu trasformato nella Casa del Fascio, inaugurata dal Duce nel 1932 assieme al Monumento ai Caduti che si erge nell’adiacente piazza Trento e Trieste.
Proprio in questi stessi anni il fascismo trasformò il volto del centro di Monza, a testimoniare la forza della sua eco-politica sul malleabile tessuto urbano assieme alla costruzione dei palazzi di Via Passerini. Questi ultimi, la cui conformazione stilistica corrisponde agli ideali architettonici fascisti e razionalisti, si integrano armonicamente con il palazzo delle Assicurazioni “Generali” che si affaccia su Largo Venticinque Aprile. È caratteristico notare come tutta la zona in realtà avrebbe dovuto subire dei cambiamenti: il Monumento ai Caduti nei piani iniziali era stato pensato, per esempio, come connesso direttamente con il Duomo, grazie all’apertura di una strada, al taglio e all’abbattimento delle case presenti nella zona mediana tra i due monumenti in funzione di un collegamento visivo. Tutto ciò non venne mai realizzato. Mussolini però tornò nel 1934 per inaugurare altri edifici simbolo del regime, come la Casa dei Balilla, oggi “Binario Sette” (che però gode anche di note futuriste nella costruzione, come suggerisce l’uso dei materiali quali il vetro e la ceramica) e la scuola elementare Mantegazza, edificio intitolato a sua madre, tutt’ora esistente e collocato in Via Sempione. Tornando alla Casa del Fascio, è molto significativa la targa che ricorda la permanenza delle brigate nere nell’edificio e la presenza di pratiche come le torture: i carcerati vantavano tra le loro fila prigionieri politici e principali oppositori del regime. Ma l’influenza del Fascismo non si esaurisce nei complessi architettonici, infatti Mussolini è stato parecchio legato alla città di Monza e dintorni perché durante i suoi soggiorni milanesi veniva accompagnato dalla famiglia anche a Villa Litta di Vedano al Lambro, a ridosso del parco, che secondo una credenza comune era il luogo da lui utilizzato per gli incontri con la compagna degli ultimi anni, Claretta Petacci. Da un punto di vista puramente stilistico, l’unica decorazione sopravvissuta è quella sopra il timpano finestra dove ci sono dei volti di soldati con uniforme fascista ed elmetto.
Si narra che intorno al 1901, come testimonia un cartolina dell’epoca, un anziano signore di nome Luigi C., di Monza o dintorni, alla fine di uno spettacolo teatrale si invaghì di una bellissima signorina francese di nome Madamoiselle Blanche. Egli, tentò di sedurre la giovane, la quale però fu costretta a ritornare nella sua dimora a Marsiglia, infrangendo così i sogni d’amore di Luigi. Quest’ultimo non si perse comunque d’animo e decise di provare a scriverle una cartolina nella quale egli tentata di persuaderla a venirlo a trovare in Italia. Questa fu inviata a casa di Madaoiselle, ma egli non ricevette mai nessuna risposta.
ENGLISH VERSION
Architectural buildings traditionally respond to historical changes. It is probably a human instinct to adapt the architectural taste to a precise historical and social situation. This has happened with the Archiducal Theatre and the Palazzo del Fascio. The Archiducal Theatre was entirely built in wood at the end of 18th century under the creative vision of Giuseppe Piermarini. It was destroyed by a fire in 1802 and Carlo Amati rebuilt it in 1810 as Social Theatre. The details of the construction were controlled by Francesco Fossati; Gaetano Vaccani and Giorgio Fuentes were in charge of the pictorial decoration (except for the vault that was painted by Monticelli). The building had three floors; the first was completely occupied by a large space where plays were settled, the second and third floors were occupied by the 68 spots of the tribune. Even the Social Theatre was destroyed by fire and it was replaced by the Casa del Fascio. Fascism seized power in Monza with a little delay, because of the fervent opposition of socialists and Catholics. It is no coincidence that a stronger resistance of the two groups would have stopped Mussolini’s advance, at least in Monza. Il Duce ushered the Casa del Fascio in 1932, together with the war memorial, which stands in the same area.
Fascism transformed the urban structure of the city center of Monza; this testifies how easily the power of a political movement influences the way in which a city is designed. We can see the general fascist style in the buildings of Via Mazzerini and in Largo Venticinque Aprile. Even if the entire area should initially have been disposed in a very different way, the buildings share a common style, which is fascist rationalism. The memorial sculpture in Piazza Trento Trieste was designed as directly connected to the Duomo by a street. Mussolini came to Monza for the inauguration of some other palaces connected with the government, such as the Balilla House and an elementary school. Nowadays the former is a theatre called “Binario 7” and the primary school is Mantegazza High School.
Still today the Casa del Fascio shows a decoration that depicts the faces of some soldiers; these images along with an inscribed plaque recall the presence of the Brigate Nere, a fascist paramilitary force that was used to torture their enemies in the building. The palace hosts political prisoners and government opponents. Besides its historical value, Monza—and Villa Litta at Vedano al Lambro especially—was also the place of Mussolini’s love affair with Claretta Petacci.
A place where there is art is always a place of love. An old postcard testifies that a man named Luigi C., a citizen of Monza or coming from the towns nearby, fell in love with a beautiful French lady, Mademoiselle Blanche, at the end of a play in the Social Theatre. He tried to seduce the young lady, but she was obliged to get back to Marsile, breaking Luigi’s love dreams. However, Luigi was not discouraged and he sent a postcard to her, inviting the girl to Italy. Unfortunately, he has never received an answer from her.
BIBLIOGRAFIA